Le protesi mammarie
L’utilizzo delle protesi mammarie per aumentare le dimensioni del seno risale alla fine del 1800. Il più antico intervento documentato avvenne in Germania, dove il grasso proveniente da un tumore benigno formatosi sulla schiena di una donna fu asportato e impiantato nel suo seno.
Negli anni sono state sperimentate protesi di diversi materiali, a partire da quelle in paraffina fino al primo utilizzo del silicone nelle prostitute giapponesi del periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, che pare si siano iniettate il silicone direttamente nel seno.
Le protesi attuali possono essere di diversa natura e forma: alcune presentano un involucro di silicone mentre altre di poliuretano e sono riempite con un gel di silicone con diversi gradi di coesività per renderle più o meno morbide.
Possono avere una superficia liscia o testurizzata; la loro forma può essere “a goccia” o “rotonda” e a seconda della conformazione fisica della donna, il chirurgo saprà consigliarle quella più idonea. Le protesi rotonde sono simili ad una semisfera e quindi hanno il loro punto di massima proiezione al centro mentre le protesi anatomiche, con una forma simile ad una goccia d’acqua appoggiata ad una superficie verticale, presentano il punto di massima proiezione nella parte bassa, ad una certa distanza dal centro. Ad esempio, quando è presente una ptosi mammaria e cioè quando il seno è un po’ sceso, si può optare per una protesi tonda mentre quando il seno ha perso completamente la propria forma, magari in seguito ad un forte dimagrimento o all’allattamento, si consiglia una protesi a goccia che aiuta a conferire una maggiore pienezza a livello dei quadranti mammari inferiori.
Per una donna il seno rappresenta il carattere sessuale più evidente nel corpo e porta con sé una serie di implicazioni psicologiche profonde e arcaiche. Il seno è anche concepito come un organo simbolico e metaforico con significati diversi, che vanno dall’accoglienza, al nutrimento, al calore materno, alla sessualità, alla bellezza, all’arte, tutti fattori che condizionano la donna a livello culturale e morale. “Il seno si porta”, quasi come un taglio di capelli, un look, una moda.
Nei secoli il seno è apparso inizialmente grande, anche esageratamente grande, come notiamo nelle arcaiche Veneri preistoriche, che oggi vedremmo addirittura dismorfiche. Poi con il passare del tempo la moda lo ha voluto più piccolo, accompagnato da forme piuttosto rotonde e generose dei fianchi, celato o svelato, ma pur sempre evidente, anche nella più oscurantista cultura cristiana, che non esita a ritrarre Madonne discinte o intente ad allattare.
La Chirurgia Estetica mammaria è stata concepita per ingrandire il seno e/o per rassodarlo, per renderlo più giovane, di dimensioni proporzionate, senza imperfezioni come smagliature e rilassamenti, in altre parole: per creare un seno perfetto, bello ed esteticamente naturale. E qualcuno sostiene che anche l’armonia del seno possa essere razionalizzata in numeri con una formula matematica del seno perfetto: secondo uno studio una mammella esteticamente armonica si paragona a un cono ideale posto sopra il piano orizzontale che passa attraverso il solco mammario, il diametro orizzontale della base è simile o leggermente inferiore a quello verticale; la proiezione postero-anteriore misura circa metà del diametro verticale della base; la distanza tra bordo inferiore della mammella e capezzolo è 6-7 cm, tra capezzolo e bordo mammario superiore circa 9-10,5 cm. Sempre secondo lo studio il suo volume ideale è di circa 250-300 cc.
Ma non è solo l’estetica il motivo per cui si ricorre all’impiego di protesi, perchè esiste una primaria importanza psicologica che riveste il seno quando siano necessari interventi su di esso. Ad esempio, una mastectomia (asportazione della ghiandola mammaria) effettuata per eradicare il carcinoma mammario, non porta via solo la mammella ma anche e soprattutto la positività della propria immagine. La donna mastectomizzata si sente donna a metà, senza quella peculiarità corporea che per eccellenza la rende femmina. Ecco dunque l’enorme attenzione che la chirurgia plastica ricostruttiva pone nel rimodellare il seno dopo l’asportazione chirurgica. Le tecniche di ricostruzione del seno sono sempre più affinate e restituiscono un equilibrio tra la percezione del proprio Io corporeo e la personale concezione di normalità.
Anche se la mastoplastica additiva resta sempre ai vertici delle richieste tra gli interventi di Chirurgia Estetica, è crescente il numero di donne che vogliono ridurre il seno (mastoplastica riduttiva) oppure risollevarlo con un lifting (mastopessi).
La Chirurgia Plastica può portare ogni donna a trovare la piacevolezza nell’ammirazione del proprio corpo ed in particolar modo di questa importante parte del corpo, ottenendo la forma e la dimensione che più sente sua e che più rispecchia la sua femminilità.
“Una donna senza seno è un letto senza guanciale”, scriveva il Premio Nobel per la Letteratura francese Anatole France.
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